Artrite reumatoide: i sintomi, le cure e l’approccio chirurgico

L’artrite reumatoide è il grande reumatismo per eccellenza. Si tratta di una malattia basata sul disordine dell’immunità che fa sì che il nostro organismo produca spontaneamente anticorpi contro le nostre stesse strutture; questo perché esistono aree particolari particolarmente anfrattuose, come ad esempio la faringe, dove si può insinuare lo streptococco che, in quanto ospite indesiderato, induce la formazione di anticorpi. Questi anticorpi cominciano ad attaccare sia le strutture esterne sia le strutture che gli somigliano, ma che in realtà ci appartengono. Ciò avviene solitamente in età infantile; in questo caso si parla di reumatismo articolare acuto che colpisce ginocchio, anca, spalla (i cosiddetti reumatismi nel sangue), patologie oggi piuttosto rare ma che una volta nel bacino del mediterraneo erano endemiche.

Nell’infanzia, di solito, questi problemi si esauriscono anche perché si ricorre ad antibiotici che annullano la carica batterica e riducono la capacità di formare questi anticorpi. Nell’adulto, invece, possono avvenire disordini immunitari che si basano sulla disreattività – un errore di reazione come in presenza di un corpo estraneo che in realtà non c’è – e sulla costruzione di anticorpi che scateno una cascata infiammatoria. Anche in questo caso non esiste una sola causa perché si tratta di una patologia polifattoriale; una delle cause, comunque, è l’ereditarietà.

Artrite reumatoide: cosa accade nel nostro corpo

L’artrite reumatoide ha diverse forme: quella dell’età giovanile, quella dell’età media e quella dell’età avanzata. Ma cosa succede nello specifico? Accade innanzitutto che la membrana che riveste le articolazioni (membrana sinoviale), che nutre la cartilagine e che produce quel liquido che fa anche da lubrificante all’articolazione, accresce in maniera eccessiva. L’artrite reumatoide ha caratteristiche infiammatorie eccessive, disreattive, una sorta di protesta della natura che all’interno della membrana sinoviale cerca di autoripararsi, non facendo altro però che proliferare e portare alla sinovite cioè all’infiammazione di questa membrana.

Man mano che aumentano gli strati di cellule, la membrana produce più liquido e anticorpi diventando via via più aggressiva contro cartilagine, capsula articolare e legamenti e, quindi, distrugge rapidamente l’articolazione.

La terapia dell’artrite reumatoide: quali sono le cure?

La reumatologia, attraverso la farmacologia, cerca di fermare questi processi: dato che si tratta di una patologia cronica, difficilmente si arriva una guarigione. Da un punto di vista ortopedico, l’articolazione comincia ad avere dei deficit, dei danni veri e propri che richiedono la rimozione della sinovia in eccesso tramite la sinoviectomia, che costituisce il primo approccio chirurgico all’articolazione. L’abitudine alla sinoviectomia precoce ha consentito di ridurre i danni e di rallentare i processi destruenti.

Se invece questi danni dovessero progredire, significa che la cartilagine è danneggiata e che quindi è necessario ricorrere alla sostituzione articolare tramite l’impianto di una protesi articolare oppure tramite l’artrodesi, cioè la fusione ossea dei capi articolari distrutti. Questa patologia può essere monoarticolare (che colpisce cioè solo un’articolazione), pauciarticolare (che colpisce diverse ma poche articolazioni) o poliarticolare (che colpisce più articolazioni) e può portare all’impianto di più protesi.

Una volta subìto l’intervento chirurgico bisogna sempre ricorrere comunque alla terapia farmacologica reumatologica in una sorta di percorso binario. La medicina cerca di evitare il danno, ma quando questo purtroppo si verifica si rendono necessari entrambi gli approcci. L’artrite è una malattia à poussez, ovvero a fasi, e incide molto sul peso sociale dei soggetti perché provoca infiammazione e dolore ed è molto invalidante; quindi i pazienti possono essere limitati nell’attività lavorativa, biologica e relazionale.

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